Guia Sambonet – Intervista in Donne Chiesa Mondo, Osservatore Romano

 

Lezioni femminili di metodo (ignaziano)
Guia Sambonet: il linguaggio dell’anima va decifrato
di Federica Re David

Guia è stata fotografa e curatrice di libri di architettura e di design; suo padre, Roberto Sambonet, ha fatto la storia del design italiano. Per raccontare come è diventata guida degli Esercizi Spirituali ignaziani, parte dall’origine: «Una bambina come tante, figlia di genitori separati e non credenti che, all’inizio degli Anni 60,si sono trovati a vivere l’esplosione del benessere collettivo seguito agli orrori della Guerra, senza smettere di interrogarsi sulle ragioni di quegli orrori». Poi, l’esperienza di Macondo, centro culturale controcorrente nella Milano del Settantasette: «Un’adolescente fra le tante che pensavano di poter cambiare il mondo. Sono stata incarcerata, processata, e assolta per alti valori morali. Chi teneva in mano il filo della mia vita? In India ho scoperto la meditazione. Cercare la risposta dentro di me, però, sembrava non bastarmi.» Da lì, la fede. «Di nuovo, non ero l’unica a tornare al cattolicesimo, ma l’aver trovato Cristo mi imponeva ora molto studio, dopo tanti eureka!». Quindi, gli Stati Uniti e, dopo l’11 settembre, il Canada, il Certificate of Retreat Direction nel 2007, il Master of Theological Studies all’Università di Toronto nel 2010.

Dopo il corso di Formazione per guide di Esercizi Spirituali presso il Centro Ignaziano di Spiritualità nel 2013, è diventata responsabile della Scuola di Preghiera del centro culturale San Fedele di Milano. Cura le anime, adesso.

Il metodo di preghiera ignaziano aiuta le persone a vivere una relazione intima con Gesù, a scoprire la lingua personalissima che consente di comunicare con Dio. Come la lingua materna, il linguaggio dell’anima è fatto di emozioni, prima che di pensieri. Di orizzonti immaginati, prima che di dottrine. Ma va decifrato.

I gesuiti che affidano la guida degli Esercizi alle donne, sono un passo avanti?

In anni recenti la Compagnia ha aperto la formazione per l’accompagnamento spirituale, un tempo riservata ai soli gesuiti, ai non sacerdoti e ai non consacrati, e dunque anche alle laiche.

Le donne sembrano ancora in parte escluse dalla cura delle anime nella Chiesa, resistono difficoltà di accesso all’insegnamento nelle facoltà di teologia e nei seminari ne è un esempio. Chiedono più spazio, lo ritiene giusto?

Certamente. Tuttavia distinguerei tra richiesta di riconoscimento da parte della gerarchia ecclesiastica e stato di fatto. Nel primo caso, lascio il compito alle esperte in studi biblici, ecclesiologia e diritto canonico che lavorano in questa direzione da decenni. Riguardo allo stato di fatto, dal mio limitato punto di osservazione noto interessanti cambiamenti: le persone che cinque anni fa frequentavano la Scuola di preghiera in San Fedele erano al 98 per cento donne mature, e circa il 50 per cento di loro abbandonava il percorso dopo i primi incontri. Oggi le donne giovani e gli uomini sono quasi la metà, il 90 per cento dei partecipanti prosegue fino alla fine dell’anno e il 50 per cento ritorna la stagione successiva.

Sarebbe poi interessante stabilire quali siano i confini della “cura delle anime”. Le catechiste si occupano delle anime dei bambini. Le équipe che affiancano e spesso sostituiscono  i cappellani nelle carceri e negli ospedali sono composte per la maggior parte da donne. La messe dei bisogni spirituali collettivi sembra essere abbastanza abbondante da richiedere il più alto numero possibile di operai, senza distinzione di genere.

Una donna porta qualcosa di specifico nel dare Esercizi? E lei in particolare?

 La questione se esista o meno uno specifico femminile nel dare Esercizi mi mette in difficoltà. Le caratteristiche tradizionalmente attribuite alle donne: gentilezza, empatia, umiltà, sensibilità, capacità di ascolto, e così via sono troppo influenzate da fattori culturali e sociali per poter essere trasferite pari pari alla sfera della direzione spirituale, soprattutto considerando che il numero relativamente basso di donne impegnate in questo ministero ancora non consente verifiche sul campo. Lungo il mio cammino ho incontrato maestre e guide di Esercizi severe e inflessibili (e mi è stato molto utile che lo fossero) e maestri e guide di Esercizi maschi affettuosissimi. Se ci si dimentica che è Dio a farci incontrare la guida giusta al momento giusto, si rischia di fare grande confusione. Quanto a me, con alcune persone sono molto più affettuosa di quanto non lo sia abitualmente, con altre sono severa al punto di non riconoscermi. Il mio stile, forse, riguarda il fare domande anziché dare risposte. Ma questa non è una dote femminile. Sono i gesuiti ad avermela insegnata.

E nel ricevere, esistono differenze tra uomini e donne?

Rivolgersi a una donna piuttosto che a un uomo per ricevere guida spirituale dipende dalla storia personale di ciascuno/a. Non è diverso dal preferire un medico donna o un medico uomo, uno psicoanalista o una psicoanalista. Affidarsi a un uomo come guida spirituale quando si è avuto o si ha un padre o un marito abusivo, per esempio, può risultare difficile e persino controproducente. Ma è altrettanto difficile e controproducente affidarsi alla guida di una donna quando il vissuto con la madre non è dei migliori. Oppure quando non le si riconosce, in quanto donna, la stessa autorevolezza spirituale che si attribuisce a un sacerdote. Di nuovo, generalizzare è impossibile.

Le sue ultime due domande sollevano un doppio quesito: esistono anime maschili e anime femminili? E se esistono, l’anima di un uomo è maschile e l’anima di una donna è femminile? Le tradizioni spirituali non cristiane hanno opinioni contrastanti. I Dottori e i Padri della Chiesa, se mai hanno affrontato questo tema, sono arrivati a conclusioni concordi? Quali risposte ci offrono le Madri della Chiesa, i Dottori della Chiesa donne? Santa Teresa d’Avila, Edith Stein?

Come nascono gli Esercizi ignaziani?

Sant’Ignazio prese meticolosamente nota di ciascuno dei passaggi della sua conversione e dedicò poi il libro Esercizi Spirituali alle persone che sentivano di essere chiamate ad «aiutare le anime». È un manuale rivolto alle guide, e solo chi fa esperienza diretta degli Esercizi è in grado di apprezzarne la segreta, sublime poeticità. Al contempo, come afferma Karl Rahner nel suo Discorso di Ignazio di Loyola a un gesuita odierno, «il cristiano di domani sarà un mistico oppure smetterà di esistere come tale». L’epoca in cui viviamo rende imperativa la ricerca di una relazione profonda con Dio. 

Quali sono i modi in cui è possibile fare gli Esercizi?

Il Mese ignaziano prevede un ritiro di 40 giorni. Ci sono poi gli Esercizi nella vita ordinaria (EVO), individuali o in gruppo. E i ritiri «a tema». Le sorelle clarisse di Montagnana mi hanno invitata a guidare i loro Esercizi di Quaresima: è stata una settimana bellissima. Quando si è imparato a pregare seguendo il metodo degli Esercizi, si può proseguire anche da soli. Sapere che è lo stesso modo di pregare di Papa Francesco e del cardinal Martini è un buon sostegno nella ricerca della continuità necessaria.

 Cosa guida lei nel suo lavoro di accompagnamento?

Uno strumento importantissimo è l’ascolto non giudicante, la capacità di mettere da parte i pensieri che si affacciano alla mente quando incontro un’altra persona. Non devo modificare il suo cammino. Il mio compito è aiutarla a sentire qual è il modo più adatto a lei per incontrare Dio. Il Canada mi ha facilitato in questo. Era una sfida continua: se la persona era protestante, certamente conosceva la Bibbia molto meglio di me; se praticava il silenzio anche nei ritiri zen, sarebbe bastata una parola in più per farla allontanare; se aveva una forte sensibilità femminista, mi avrebbe, giustamente, rimproverato ogni pronome maschile riferito a Dio, che è «Padre, Madre, e molto più di qualsiasi cosa possiamo immaginare».

Cosa cercano le persone negli Esercizi ignaziani?

Tradizionalmente gli Esercizi venivano fatti in vista di scelte importanti, per «discernere la volontà di Dio»  prima di abbracciare la vita religiosa, per esempio. Oggi, all’idea di una volontà di Dio inscritta con lettere infuocate nel nostro destino, si preferisce l’immagine del desiderio più alto che Dio nutre per noi e insieme a noi. Gli Esercizi consentono di rispondere a quel desiderio, di farne il centro della nostra vita e metterlo al servizio del prossimo. Dunque superano l’antica divisione tra «anime» chiamate alla perfezione cristiana e “anime” destinate alla vita secolare; tra persone che hanno un’intensa vita di preghiera (le donne, in genere) e persone dedicate alle cose del mondo (in passato, solo gli uomini); tra adulti e giovani.

Cos’è la contemplazione immaginativa di cui parla nel suo libro Ai piedi del Maestro?

Pregare con l’immaginazione sui misteri della vita di Gesù narrati nei Vangeli può trasformarsi in un’esperienza fortemente contemplativa. La mia rielaborazione del Noli me tangere di Beato Angelico, in cui Gesù sfiora la mano di Maria di Màgdala anziché respingerla, è nata in preghiera. Osando andare al di là di quello che l’affresco presenta, ho intravisto l’invito a esplorare una nuova direzione nella relazione con il Maestro. 

La Medicina narrativa ha a che fare con questo?

Il metodo di preghiera ignaziano interpreta i testi biblici utilizzando, in realtà, gli stessi meccanismi psichici che governano il processo di comprensione di qualsiasi testo. Rita Charon, che l’ha fondata e dirige il programma di Medicina narrativa alla Columbia University, sostiene che, al fine di superare le impasse di una pratica medica sempre più specializzata e basata sulle sole evidenze di laboratorio, è fondamentale ascoltare la storia dei pazienti. A suo avviso, la via più diretta per intuire gli elementi essenziali dei loro racconti è quella di acquisire una buona competenza letteraria, studiando le opere dei maestri della letteratura o delle arti. Con il progetto «Raccontarsi e raccontare» abbiamo portato le tecniche della Medicina narrativa oltre i confini della clinica, coinvolgendo operatori e utenti di associazioni di volontariato molto diverse tra loro, attive in ambito psichiatrico, educativo, riabilitativo, assistenziale e carcerario. Nel caso degli Esercizi si tratta di leggere la Parola di Dio. Nel caso della Medicina narrativa, le parole scritte, dipinte o raccontate da donne e uomini. Chi ha fede sa bene che l’una e le altre si intrecciano continuamente.

https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/donne-chiesa-mondo.html

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https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-04/la-cura-nell-ospedale-da-campo.html

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https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/pdfreader.html/spe/2020/04/SPE_2020_094_2604.pdf.html

 

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