articolo pubblicato su
Comboni fem magazine, rubrica del Coordinamento Teologhe Italiane / La vita preme. Le donne, le Chiese, le pratiche… Luglio-Agosto 2018, anno 84 – n. 7-8, pagg. 36-37.
L’immaginazione è donna?
La spiritualità ignaziana, come è noto, può essere sintetizzata nell’invito a “cercare Dio in tutte le cose”. Sant’Ignazio di Loyola sa per esperienza diretta che trovare Dio è possibile e dedicherà la vita a mettere a punto il libretto degli Esercizi Spirituali al fine di consentire ad altri di ricevere il dono di una relazione sempre più intima con Dio. Ignazio sa anche che, spesso, Dio sceglie situazioni apparentemente banali e lontane dal sublime per comunicare con le sue creature. Al contempo sa che, sebbene non sia in nostro potere caricare di comunicazione divina questa o quest’altra situazione, spesso scambiamo per comunicazione divina ciò che è solo frutto delle nostre proiezioni.
Gli Esercizi Spirituali, dunque, da un lato sono uno strumento per imparare l’alfabeto, la grammatica e la sintassi della personalissima comunicazione divina, dall’altro offrono indicazioni su come riconoscere se il messaggio proviene da Dio, da noi stessi, o da forze esterne impegnate ad ostacolare la nostra relazione con Dio. Soprattutto nel caso di scelte importanti, le “Regole per sentire e conoscere in qualche modo le varie mozioni che si producono nell’anima” (Es. Sp. 313-336) sono di grande aiuto.
Scelte aperte…
Il discernimento della propria vocazione è un processo grazie al quale il desiderio divino per noi incontra i nostri desideri più profondi. L’esito di tale processo è però un figlio di cui spesso riconosciamo soltanto l’ascendenza paterna (il logos) e non quella materna (l’affettività). Nella visione di Ignazio, invece, l’affettività ha un ruolo essenziale e si esprime attraverso le emozioni e il modo in cui le nostre emozioni rispondono alle “mozioni” divine.
Scrive Ignazio, “Chi dà gli esercizi, quando sente che chi si esercita non prova nell’anima mozione spirituale alcuna, come consolazioni o desolazioni, né è agitato da diversi spiriti, deve interrogarlo molto circa gli esercizi: se li fa nei tempi stabiliti e come …” (Es. Sp. 6). A loro volta, le emozioni sono stimolate dall’immaginazione, invitata a “entrare” nei racconti evangelici su cui si prega.
… con l’immaginazione
Negli Esercizi l’immaginazione è il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù. In preghiera si chiede e si riceve il suo perdono, si ascoltano i suoi insegnamenti, si risponde all’invito a seguirlo, in Galilea e poi a Gerusalemme, si piange ‒ o si fugge ‒ di fronte alla croce, si gioisce con Gesù risorto. Quanto più liberamente l’immaginazione si muove all’interno delle Scritture, tanto più facilmente quando gli stessi sentimenti si presenteranno nella vita di ogni giorno si sarà in grado di riconoscere la presenza di Dio. Quanto più l’immaginazione ci consente di essere compagni e compagne di Gesù nel primo secolo del Nuovo Testamento, tanto più facilmente potremo essere compagni e compagne di Gesù nel nostro tempo. L’affettività e i sentimenti, ora purificati ed elevati dall’incontro con Cristo nei vangeli, diventano dunque la bussola del nostro apostolato. Il livello di fedeltà che tramite l’immaginazione dimostriamo a Gesù nei vangeli è fondamento e garanzia del nostro essergli fedeli nel mondo in cui ci troviamo a vivere.
Una grande risorsa
Oltre che venire “predicati” a gruppi di persone, negli ultimi decenni gli Esercizi sono tornati a essere guidati individualmente, consentendo così di dedicare a ciascun esercitante un ascolto indiviso. L’attualità degli Esercizi dati secondo la formula originale è sorprendente se si considera che nel Cinquecento, all’epoca di Ignazio, nella Chiesa il divorzio tra teologia e spiritualità era avvenuto già da alcuni secoli. In un certo senso, l’età dei lumi avrebbe poi semplicemente esteso il sospetto ecclesiastico nei confronti della spiritualità e della mistica alla Chiesa stessa. Oggi lo spirito dei tempi è cambiato, l’antica diffidenza da parte del mondo scientifico-razionale nei confronti dell’immaginazione è caduta. Psicologia, fenomenologia, ermeneutica e neuroscienze concordano nel riconoscere che l’atto immaginativo precede ogni operazione cognitiva umana. Posso capire quello che un altro dice o scrive solo dopo aver associato con gli occhi della mente ciò che dice o scrive a un’esperienza da me vissuta.
La portata che tale acquisizione può avere in ambito cristiano è immensa: se Chiesa è l’intero popolo di Dio, come afferma il Concilio Vaticano II, la varietà delle forme con le quali grazie all’immaginazione il popolo di Dio vive ed esprime la relazione con Gesù rappresenta una grande risorsa.
Dalle donne al mondo
Nel 1978 Karl Rahner, uno dei teologi che più contribuirono alle novità del Concilio, nel suo Discorso di Ignazio di Loyola a un gesuita moderno profetizzava: “O il cristiano del futuro sarà un mistico o non ci sarà più”. Di certo non si riferiva a un misticismo di stampo neo-platonico, un misticismo che, paradossalmente alleato al pensiero illuminista, bandisce l’immaginazione perché irrazionale e troppo vicina alla terra, alla natura, al corpo. Queste stesse caratteristiche, di norma, non vengono forse attribuite all’intero genere femminile? Dunque l’immaginazione è donna? E se così fosse, oggi che abbiamo imparato a utilizzare tanto bene il linguaggio razionale, lineare, che cosa possiamo guadagnare come donne da un’immaginazione libera di avventurarsi nei territori sacri delle Scritture?
Anni di condivisione di esperienze di contemplazione immaginativa mi suggeriscono: una voce nuova, autentica, la voce di chi ha incontrato Gesù e lo ama appassionatamente; uno sguardo, simile allo sguardo di Gesù, capace di vedere oltre le apparenze; un cuore, come il cuore di Gesù, aperto alla sorpresa e alla bellezza di ogni incontro; una mente, come la mente di Gesù, in grado di cogliere senza mai inorgoglirsi i nessi tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, tra umanità e divinità. Un’anima, come l’anima di Gesù, che in tutte le cose cerca e trova Dio, che è Padre e Madre e molto più di qualsiasi cosa possiamo immaginare.
Potrebbe essere molto interessante sperimentare il metodo della contemplazione immaginativa insieme a persone provenienti da paesi diversi e condividere poi i racconti nati dalla lettura di testi appartenenti alle rispettive tradizioni culturali o spirituali. Un lavoro di questo tipo, credo, offrirebbe un magnifico campo da esplorare, inaugurando una prassi interreligiosa e interculturale non gerarchica, basata sulla qualità delle relazioni anziché sul confronto teorico-dottrinale, e accessibile a tutti.
Guia Sambonet
30 maggio 2018