Nel settembre del 2011 il cardinal Martini abitava a Gallarate. La malattia di cui soffriva ormai da molti anni lo avrebbe presto privato anche della possibilità di comunicare dettando brevi articoli. Continuava tuttavia a ricevere visite, a offrire guida spirituale. “Non posso portarti con me” disse l’amica Silvia quando la pregai di poterla accompagnare. “Parla a fatica e a fatica lo si capisce. Un incontro a tre sarebbe gravoso per lui e per noi. Vai da sola. Ti riceverà.” Don Damiano, il suo segretario, mi fissò un appuntamento per la settimana seguente. Quando entrai nella stanza, padre Martini, come preferiva essere chiamato, si alzò per darmi il benvenuto. Poi indicò la poltrona davanti alla sua. “Dov’eri?” domandò guardandomi negli occhi con un gentile sguardo azzurro. Intuii che intendeva dire, “In quale veste mi hai conosciuto? Forse quando ero vescovo di Milano?” “Prima d’ora non la conoscevo” risposi con imbarazzo. “Che cosa desideri da me?” proseguì lui. “In verità” ammisi, “non so che cosa mi ha spinta a venire.” “Oh” sussurrò. “Gratuità…”
Tornai a trovarlo ogni mese, portando un piccolo dono. Un vassoietto con i primi marron glacè della stagione. Una minuscola scelta di formaggi piemontesi. Un racconto. Una fotografia. “Le piacerebbe tornare a Gerusalemme?” gli domandai un giorno. “Moltissimo” rispose illuminandosi. “Però mi toccherebbe incontrare molte persone importanti, ed è raro che le persone importanti siano interessanti” sorrise. Spesso rimanevamo in silenzio. Osservare la luce del suo viso mi incantava.
Nell’anno successivo alla sua morte rimasi fedele al ritmo dei nostri appuntamenti recandomi a pregare sulla sua tomba, nel Duomo di Milano, sotto il crocifisso di san Carlo Borromeo. Poi, forse assecondando il mutato spirito dei tempi, anche quell’abitudine si è trasformata. Per sentire la sua presenza ora mi è sufficiente fermarmi qualche minuto all’esterno. Il tratto di strada di fronte alla sesta campata è uno dei luoghi preferiti dai suonatori di strada. La loro musica, spesso bellissima e ‒ sempre ‒ gratuita, amo pensare, è uno dei modi che padre Martini predilige per far giungere le sue benedizioni al mondo intero.
Milano, 2 settembre 2019