L’annunciazione
Non perché un angelo entrò (sappilo questo),
si spaventò. Non più di altri quando
un raggio di sole o la luna a notte
va esplorando nella loro stanza
sobbalzano –, così non si stupì
per il sembiante in cui andava un angelo;
immaginava appena come agli angeli
quaggiù il soggiorno sia arduo. (O se sapessimo
come era pura. Non si è mai una cerva,
che giacendo nel bosco la adocchiasse,
perduta in lei, così da generare,
senza contatto col maschio, l’unicorno,
l’animale di luce, l’animale puro –).
Non perché entrò ma perché tanto vicino
accostò su di lei l’angelo un volto
di giovinetto; così che il suo sguardo e quello
che lei sollevò furono un battito
come se fuori tutto, a un tratto, fosse vuoto
e l’affanno di milioni, il guardare, l’andare
tutto fosse penetrato in loro; solo lei e lui,
lo sguardo e chi è guardato, l’occhio e la sua delizia,
in nessun altro luogo se non qui –: vedi
è questo che sgomenta. E fu sgomento a entrambi.
Poi intonò l’angelo la sua melodia.
da Das Marien-Leben (La vita di Maria), 1912
Traduzione di Mario Specchio
Leonardo da Vinci, L’annunciazione, 1472-1475, particolare